Vorrei, ma non posso (lasciarti)
Perché a volte ci sentiamo intrappolati in relazioni che non ci soddisfano più? Un'analisi delle dinamiche psicologiche che ci impediscono di lasciare una persona che non amiamo più.
Sei realmente soddisfatto della tua relazione di coppia?
Sei fidanzata/o o sposata/o, e vorresti chiudere la tua relazione ma pensi che non sia possibile, ti senti troppo in colpa o hai troppa paura al solo pensiero?
La complessità della fine di un rapporto
Mettere fine a un rapporto non è mai semplice.
La fine di un rapporto implica sempre una "elaborazione del lutto", un processo normale che ci consente di portare dentro di noi quanto di bello il rapporto concluso ci ha lasciato e di chiarire quali sono gli aspetti negativi del rapporto che non vogliamo più incontrare nelle nostre successive relazioni. Il normale dolore che esso comporta è dato dalla recisione del legame di attaccamento che inevitabilmente si instaura in tutti i rapporti umani significativi.
Pertanto, anche chi prende la decisione di interrompere la relazione soffre. Di norma, tuttavia, l'insoddisfazione che può caratterizzare un rapporto intimo e il desiderio di mettervi fine sono sufficienti a mettere in atto questa dolorosa decisione.
Quando le cose vanno diversamente
In alcuni casi, però, le cose vanno diversamente.
Ma perché capita di "sentirsi intrappolati" all'interno di relazioni ormai giunte al termine? Perché non si riesce a dire basta?
A volte l'angoscia di separarsi diventa così forte da far sì che la relazione continui, nonostante il malessere crescente di uno o entrambi i partner.
I motivi che ci ostacolano
Possono essere diversi i motivi, consci o meno, che ci ostacolano nel lasciare una persona che non amiamo più o con cui non stiamo più bene:
Il senso di responsabilità eccessivo
Sentirsi responsabile del benessere delle persone a cui si vuole bene, credere di avere il dovere di occuparsi di loro conduce, ad esempio, a mettere da parte i propri bisogni, i propri desideri e le proprie emozioni per dedicarsi interamente all'altro: non di rado, quando capita ciò, l'individuo è cresciuto con un genitore o fratello fragile o sofferente di cui ha sempre pensato di doversi prendere cura.
La paura dell'autonomia
Se sono cresciuto con uno o entrambi i genitori eccessivamente apprensivi, soliti arrabbiarsi o angosciarsi quando mi allontanavo da casa o esprimevo un parere diverso dal loro posso sviluppare l'idea, consapevole o meno, che essere autonomo, rompere una relazione che non mi fa stare bene sia una colpa terribile, un'inaccettabile cattiveria che fa stare molto male l'altra persona.
La bassa autostima
Se a seguito di maltrattamenti, svalutazioni o trascuratezze subite nel corso della vita giungo a sentirmi intrinsecamente inadeguato, spregevole o privo di valore, posso pensare ingiustamente di dovermi accontentare delle attenzioni che ricevo, anche se minime o provenienti da qualcuno che non mi piace o che mi tratta male, nell'idea di non poter ricevere l'amore di cui bisogno da nessun altro o di non poter trovare, comunque, niente di meglio.
Il senso di colpa verso i genitori
Se i miei genitori sono sempre stati frustrati, infelici o insoddisfatti a causa del loro rapporto di coppia, e magari mi hanno ostacolato nei miei tentativi di avere una relazione sentimentale appagante (ad esempio, mostrandosi sofferenti, invidiosi o gelosi quando mi vedevano felice con il mio ragazzo/a) posso giungere a sentirmi, consapevolmente o meno, in colpa all'idea di avere una vita sentimentale migliore di quella dei miei genitori.
Il supporto psicologico
Rivolgerti a uno psicologo può aiutarti a capire cosa ti ostacola nel mettere fine a una relazione che non ti soddisfa più e che ti impedisce di intessere un rapporto più sano, appagante e soddisfacente.
Dott.ssa Giorgia Abate
