La paura ai tempi del Coronavirus
Crisi e Resilienza

La paura ai tempi del Coronavirus

Dott. Giuseppe Stefano Biuso
15 marzo 2023
14 min

Durante una pandemia, il nostro sistema di attaccamento si attiva naturalmente. Scopri come le nostre esperienze passate influenzano il modo in cui affrontiamo l'incertezza e la paura collettiva, e come trovare equilibrio tra realismo e speranza.

Che ne siamo consapevoli o meno, di fronte a una situazione di pericolo si attiva il nostro "sistema di attaccamento", la motivazione alla base del nostro bisogno di conforto, accoglimento, rassicurazione, aiuto, e le aspettative, consce o meno, che la nostra storia individuale ha associato ad esso.

Questo è avvenuto in ciascuno di noi già dalle prime notizie relative alla diffusione dell'epidemia di Coronavirus in Italia, ed ancora con più forza, e ancora con più frequenza e costanza, il nostro bisogno di rassicurazione si è imposto nelle nostre menti al crescere della diffusione del contagio e delle notizie trasmesse dai Media.

Il ruolo dei Media, il ruolo del Governo

"Noi perseguiamo la certezza con ogni grammo di forza, eppure è solo la nostra capacità di sopportare l'incertezza e la discontinuità a permetterci di continuare a cercare" — Louis Sander

L'incertezza non è uno stato desiderabile per l'essere umano, specialmente quando essa è correlata a una situazione di pericolo. L'associazione incertezza-paura ci porta naturalmente a ricercare punti di riferimento che ci aiutino a capire cosa sta accadendo e ci diano degli aiuti/risposte/soluzioni che ci rassicurino.

L'analogia dell'attaccamento

Un po' come quando:

  • Un bambino molto piccolo, alla presenza di un estraneo, cerca lo sguardo dei genitori per sincerarsi che la presenza della persona sconosciuta non costituisca un pericolo da cui rifuggire
  • Un bambino un po' più grande, caduto sbattendo il ginocchio mentre giocava, trova sollievo nel ghiaccio posto dai genitori sul livido e dalle loro rassicurazioni per cui tutto passerà presto, tutto andrà per il meglio, purché si tenga il ginocchio a riposo, con il ghiaccio sopra e le opportune pomate

Per un bambino la botta al ginocchio è qualcosa più grande di lui, e necessita di persone più grandi di lui che con amore lo sappiano consolare e curare.

La pandemia come esperienza collettiva

Allo stesso modo per ogni individuo una pandemia è qualcosa più grande di lui, che necessita del sostegno della collettività, delle informazioni dei media e della cura del governo.

Gli effetti di una comunicazione scadente

Mantenendo la metafora della botta al ginocchio, immaginiamo cosa accadrebbe se la mamma dicesse al bambino:

  • "Troppo tardi, lo perderai!" — creando terrore ingiustificato
  • "Tranquillo, è solo una botta, continua a correre" — minimizzando quando magari il versamento è tale da produrre un ematoma doloroso che porta il bambino a rischiare di cadere ancora, e ancora più pericolosamente e rovinosamente, senza l'opportuno riposo

Il mea culpa dei Media

Alcuni giornalisti hanno fatto il mea culpa relativamente al modo in cui lo stile comunicativo attraverso il quale sono state diffuse le informazioni relative al Coronavirus hanno contribuito a scatenare:

  • Un panico collettivo
  • Gesti irrazionali (come la corsa ai supermercati o la fuga dalla "zona rossa" alla "zona rossa del giorno dopo")
  • Paradossalmente, un incremento del pericolo invece di diminuirlo
  • Un'eccessiva paura della morte senza riconoscere una realistica paura del contagio

La visione "è solo un'influenza", promulgata da "alcuni personaggi in vista", è stata poi purtroppo smentita dai dati e dai fatti, agevolando condotte che, in una negazione della paura del contagio, hanno contribuito alla veloce diffusione dello stesso.

La normalità dell'ansia

La quota di ansia che noi tutti proviamo di fronte a questo pericolo in parte sconosciuto costituito da un nuovo virus e che sta comportando problemi per molti, e rischi e limitazioni per tutti, è assolutamente normale.

Allo stesso modo è normale che:

  • L'allarmismo di certa Stampa porti a un incremento di questa ansia
  • Ci si aggrappi alla speranza della "negazione del pericolo" promossa da alcune voci autorevoli

È nell'oscillazione tra questi due estremi, è nel bisogno adattivo di trovare una vicinanza più prossima a ciò che è reale, ai rischi effettivi e alle soluzioni efficaci e possibili, che il nostro passato assume una rilevanza.

Come le esperienze passate determinano le risposte presenti

Buone esperienze di supporto

Buone esperienze di supporto, in cui ci siamo sentiti compresi, tenuti in considerazione e rassicurati, ci aiuteranno a:

  • Trovare tra le fonti quelle attendibili
  • Pesare realisticamente rischi e possibilità
  • Dosare una sana paura, lontana da visioni catastrofiche
  • Mantenere una ragionevole speranza, fatta di azioni responsabili ed efficaci

Esperienze traumatiche di supporto insufficiente

Ma quando, invece, spaventati, angosciati o tristi nel corso della nostra vita, abbiamo trovato:

  • Una sensibilità incostante, palese o sottile
  • Un'angoscia soverchiante
  • Un lassismo irresponsabile da parte di chi si doveva prendere cura di noi

Ecco che possiamo essere divorati dal terrore che sa di morte imminente o da una sprovvedutezza che porta al baratro.

Il supporto specializzato in tempi di crisi

In questi casi, un aiuto specialistico di uno psicoterapeuta esperto può fare la differenza.

#RESTAACASA e contattaci se hai bisogno. Psicoterapia Breve & Counselling CMT mette a disposizione percorsi di consulenza psicologica o di psicoterapia a costi agevolati, per chiunque ne abbia bisogno.

Percorsi online affinché, come ha detto il nostro Presidente Giuseppe Conte:

"Rimaniamo più distanti oggi, per riabbracciarci domani. Fermiamoci oggi, per correre più veloci domani."

Per prenotare il tuo primo incontro con uno dei nostri professionisti, scrivi a counselling@cmt-ig.org oppure chiama il 3405744646.

Dott. Giuseppe Stefano Biuso

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