Ascolta il Tuo Corpo!
Scopri come il corpo comunica attraverso sintomi fisici inesplicabili.
La storia di A.
Ricordo molto bene quando una mia paziente, spinta dall'idea di trovare spiegazioni soddisfacenti e adeguate soluzioni a dolori gastrointestinali che la facevano soffrire da circa un anno, si sottopose a una gastroscopia dolorosissima che non rilevò alcun indizio di "danno fisico".
Le proposero comunque una terapia farmacologica per alleviare la fastidiosa sensazione di acidità gastrica. Rimasi quasi perplessa nel momento in cui A. mi disse che quei farmaci non li aveva acquistati e non aveva intenzione di farlo.
Nel corso della terapia però cominciò a parlare della forte rabbia nei confronti del suo ragazzo, da cui non si sentiva "vista" e accolta nei suoi bisogni. I sintomi che le procuravano così tanta sofferenza sembravano essere magicamente scomparsi proprio quando aveva deciso di tirare fuori la sua rabbia, emozione che fino a quel momento diceva di non aver mai provato.
Anche a voi è capitato?
Anche a voi è capitato di sentirvi sopraffatti da dolori fisici senza riuscire a comprenderne la causa? Parlo di:
- Fastidi addominali
- Acidità gastrica
- Tensioni muscolari
- Spossatezza
- Affaticamento
Il corpo parla
Questi sintomi possono costituire dei modi con cui esprimiamo il nostro disagio emotivo o un conflitto interno che non siamo ancora riusciti a sciogliere.
Ogni emozione che proviamo attiva in noi tutta una serie di cambiamenti corporei:
- Aumento del battito cardiaco nell'ansia e nella paura
- Nodo alla gola nella tristezza
- Tensione muscolare nella rabbia
E di vissuti soggettivi che danno forma alle emozioni che proviamo, al nostro umore e ai nostri sentimenti.
Quando la connessione si perde
Quando le sensazioni corporee legate a un'emozione vengono lette come indipendenti dall'emozione stessa o, addirittura, non siamo consapevoli dell'emozione che proviamo, le "parole del corpo" possono erroneamente portarci a:
- Credere di avere un disturbo di natura organica
- Chiedere un supporto medico
- Sentirci confusi e perplessi quando il dottore ci dice: "Non ha nulla!"
"Eppure, dottore, il cuore lo sento battere sempre troppo forte!"
Lo stress e il carico allostatico
Lo stress ambientale viene fronteggiato dal nostro corpo mediante cambiamenti fisiologici momentanei che hanno il duplice fine di:
- Modificare la nostra relazione con l'ambiente esterno
- Ripristinare un equilibrio interno
Tale processo comporta un "carico allostatico" per il nostro organismo.
Un inadeguato o assente recupero della condizione di equilibrio può comportare carichi allostatici eccessivi o protratti, che alla lunga si rivelano dannosi a livello fisico ed emotivo.
L'interpretazione degli eventi
In diversi casi, la mancanza di un ottimale recupero può derivare principalmente dall'interpretazione che diamo agli eventi stressanti.
Qualche esempio:
Esempio 1: L'autopercezione negativa
Se considero me stessa una persona inadeguata e destinata alla critica, vivrò l'esprimermi in pubblico come una situazione fortemente minacciosa e di conseguenza sarò più incline a sentire come stressanti gran parte delle mie esperienze di vita "sociale".
Esempio 2: L'intrappolamento
Se non riesco ad affrancarmi da una relazione insoddisfacente o da un ambiente lavorativo frustrante o non appagante, il malessere che continuerò a provare mi indurrà uno stato di stress privo della necessaria possibilità di "recupero".
Esempio 3: Lo stato emotivo negativo
Accadrà lo stesso nella misura in cui ansie, tristezze, preoccupazioni, insoddisfazione continuano a caratterizzare la mia quotidianità.
Le conseguenze dello stress protratto
Uno stress protratto può comportare seri danni per la nostra salute, dando luogo a processi infiammatori che:
- Da una parte richiedono l'ausilio di cure mediche per poter essere fronteggiati
- Dall'altra necessitano di un intervento psicologico che possa aiutare la persona a superare le cause
I meccanismi che alimentano i sintomi
Non sempre, tuttavia, problematiche fisiche senza spiegazione medica costituiscono un'espressione diretta dello stress. Alcuni meccanismi possono contribuire ad alimentare e a mantenere "rumori del corpo" altrimenti passeggeri e le preoccupazioni a essi legati.
Ciò si verifica quando inconsciamente:
1. Amplificazione somatosensoriale
Focalizziamo la nostra attenzione sui "fastidi fisici", cominciamo a preoccuparci e l'ansia che proviamo contribuisce ad amplificare la percezione del nostro dolore.
2. Stile attributivo di malattia
Possiamo tendere ad attribuire i segnali che il corpo ci manda a una problematica organica, sottostimando il contributo di fattori emotivi o esterni (ad es. aver dormito poco, o aver mangiato molto).
3. Illusione di controllo
E finire così a rappresentarci una condizione di malattia rispetto alla quale, inconsapevolmente, esercitiamo più controllo di quanto non pensiamo.
Le dinamiche profonde
A un livello più profondo, sono svariate le dinamiche che possono costituire la componente psicologica di sintomi fisici che non trovano una spiegazione medica:
La colpa della separazione
Separarci da una persona cara che temiamo soffrirebbe molto la nostra lontananza, o di cui sentiamo di doverci occupare affinché il suo benessere venga mantenuto o il suo malessere lenito, può portarci a sviluppare un disturbo fisico che esprime il senso di colpa che, consciamente o meno, proviamo.
In alcuni casi, questo malessere può costituire un'identificazione con la persona verso cui ci sentiamo in colpa e assumere caratteristiche simili, o che ci fanno pensare, a quelle del disturbo medico di cui questa persona soffre.
La colpa del successo
In maniera analoga, preoccupazioni ipocondriache e/o malesseri fisici possono svilupparsi quando realizziamo o ci apprestiamo a realizzare i nostri desideri a fronte del timore, consapevole o meno, di umiliare, ferire o perdere una persona a cui teniamo se abbiamo più successo di lei.
Il caso di A.: le radici profonde
A., la paziente dell'esempio sopra descritto, tendeva a reprimere la rabbia a causa della credenza patogena inconscia secondo cui manifestare le proprie emozioni all'interno di una relazione avrebbe appesantito l'altro fino a farlo allontanare.
L'origine della credenza
Questa credenza si era sviluppata durante l'infanzia come tentativo di adattarsi ad esperienze per lei molto dolorose:
- Il padre aveva abbandonato lei e la madre poco dopo la sua nascita
- Lei non si era mai sentita vista e accolta dalla madre
- Aveva sviluppato l'idea che i suoi "capricci" e i suoi bisogni avrebbero pesato troppo su una figura materna impulsiva e depressa, fragile e fin troppo appesantita dai tanti problemi di salute
La manifestazione del sintomo
Pertanto, A. non poteva nemmeno immaginare sé stessa come una donna arrabbiata, perché ciò avrebbe provocato in lei un forte senso di colpa legato all'idea di poter ferire le persone che amava.
Così ogni volta che si arrabbiava non ne era consapevole:
- Le sensazioni fisiche derivate da quello stato emotivo venivano da lei costantemente lette come un segno di malesseri fisici
- Forti mal di pancia che dovevano avere un qualche significato medico
- E che assolutamente non potevano essere ascrivibili al comportamento frustrante delle persone a cui era legata
Il ruolo della psicoterapia
La sofferenza fisica può a volte essere espressione di emozioni o di sensi di colpa di cui non siamo consapevoli.
In questi casi, rivolgersi a uno psicologo può aiutarci a:
- Comprendere quale "grido" il nostro corpo sta urlando
- Facilitarci nell'urlare quei bisogni, desideri ed emozioni che abbiamo troppo a lungo soffocato
Dott.ssa Camilla Rugi
L'Alfabeto Corporeo delle Emozioni
Il nostro corpo ha un linguaggio proprio, uno "alfabeto emotivo" che comunica costantemente:
- Ansia e paura: aumento del battito cardiaco, sudorazione, tremore, difficoltà respiratoria
- Tristezza: nodo alla gola, oppressione al petto, stanchezza, pesantezza generale
- Rabbia: tensione muscolare, calore, contrazione della mascella e dei pugni, accelerazione del respiro
- Colpa: nausea, dolori addominali, contrazione dello stomaco
- Preoccupazione: tensione cervicale, mal di testa, insonnia
- Vergogna: rossore, sensazione di "scomparire", contrazione interna
Quando siamo furiosi, ad esempio, di norma sappiamo che la tensione muscolare che proviamo è una delle espressioni della nostra rabbia. Il problema sorge quando non riconosciamo questa connessione.
Il Confuso Dialogo tra Mente e Corpo: Quando i Segnali Vengono Fraintesi
Quando le sensazioni corporee legate a un'emozione vengono lette come indipendenti dall'emozione stessa, o quando addirittura non siamo consapevoli dell'emozione che proviamo, le "parole del corpo" possono erroneamente portarci a credere di avere un disturbo di natura organica.
Il Ciclo della Confusione Medica
Questo ciclo è prevedibile:
- Provare un'emozione intensa senza consapevolezza (ad es. rabbia repressa)
- Sperimentare sensazioni corporee (nausea, dolore addominale)
- Interpretare il sintomo come medico ("Devo avere un problema allo stomaco")
- Richiedere indagini mediche (gastroscopia, endoscopia, analisi del sangue)
- Ricevere rassicurazione medica ("Non ha nulla!")
- Provare confusione e perplessità ("Eppure, dottore, il cuore lo sento battere sempre troppo forte!")
- Cercare altre diagnosi (inizia il peregrinare medico)
- Aumentare l'ansia (la preoccupazione di avere una malattia non diagnosticata)
Lo Stress e il "Carico Allostatico": Il Costo Fisiologico dell'Emozione Repressa
Per comprendere meglio come le emozioni diventano sintomi fisici, è utile introdurre il concetto di allostasi e carico allostatico.
Cosa Accade al Nostro Corpo Sotto Stress
Lo stress ambientale viene fronteggiato dal nostro corpo mediante cambiamenti fisiologici momentanei che hanno il duplice fine di:
- Modificare la nostra relazione con l'ambiente esterno (prepararci alla lotta, alla fuga, o al congelamento)
- Ripristinare un equilibrio interno (ritornare all'omeostasi)
Questo processo comporta un "carico allostatico" per il nostro organismo—cioè uno sforzo fisiologico per mantenere la stabilità interna di fronte a una minaccia esterna.
Quando il Recupero Non Avviene
Un inadeguato o assente recupero della condizione di equilibrio può comportare carichi allostatici eccessivi o protratti, che alla lunga si rivelano dannosi a livello fisico ed emotivo.
In diversi casi, la mancanza di un ottimale recupero può derivare principalmente dall'interpretazione che diamo agli eventi stressanti.
Esempi di Interpretazioni Patogene che Generano Stress Cronico
Scenario 1: L'Autopercezione Negativa
Se considero me stesso/a una persona inadeguata e destinata alla critica, vivrò l'esprimermi in pubblico come una situazione fortemente minacciosa e di conseguenza sarò più incline a sentire come stressanti gran parte delle mie esperienze di vita "sociale".
Il corpo rimane in uno stato di allerta cronico, come se il pericolo fosse costante. Il carico allostatico non diminuisce mai perché la minaccia percepita è sempre presente.
Scenario 2: L'Intrappolamento Relazionale o Lavorativo
Se non riesco ad affrancarmi da una relazione insoddisfacente o da un ambiente lavorativo frustrante o non appagante, il malessere che continuerò a provare mi indurrà uno stato di stress privo della necessaria possibilità di "recupero".
Ogni giorno il corpo viene riattivato nel circuito dello stress, ma non esiste una fase di reale riposo perché il fattore stressante persiste. Il corpo accumula danno.
Scenario 3: Lo Stato Emotivo Negativo Pervasivo
Accadrà lo stesso nella misura in cui ansie, tristezze, preoccupazioni, insoddisfazione continuano a caratterizzare la mia quotidianità.
Quando le emozioni negative dominano la vita emozionale della persona, il corpo riceve il messaggio: "Siamo sempre in pericolo. Non è mai sicuro rilassarsi."
Il Danno Fisiologico dello Stress Cronico
Uno stress protratto può comportare seri danni per la nostra salute, dando luogo a processi infiammatori che se da una parte richiedono l'ausilio di cure mediche per poter essere fronteggiati, dall'altra necessitano di un intervento psicologico che possa aiutare la persona a superare le cause.
I sintomi fisici che emergono da stress cronico non sono "nella tua testa"—sono effettivamente nel tuo corpo. Ma la cura non può essere solo farmacologica; deve anche affrontare la fonte dello stress.
Oltre lo Stress: I Meccanismi Psicologici che Alimentano i Sintomi
Non sempre, tuttavia, problematiche fisiche senza spiegazione medica costituiscono un'espressione diretta dello stress. Alcuni meccanismi psicologici specifici possono contribuire ad alimentare e a mantenere "rumori del corpo" altrimenti passeggeri e le preoccupazioni a essi legati.
Meccanismo 1: L'Amplificazione Somatosensoriale
Ciò si verifica quando inconsciamente:
- Focalizziamo la nostra attenzione sui "fastidi fisici" (focalizzazione selettiva)
- Cominciamo a preoccuparci (la preoccupazione genera ansia)
- L'ansia che proviamo contribuisce ad amplificare la percezione del nostro dolore (amplificazione somatosensoriale)
È un circolo vizioso: più notiamo il sintomo, più diventa reale nella nostra percezione. Una persona con amplificazione somatosensoriale potrebbe avere una leggera tensione muscolare che non noterebbe nemmeno se non fosse focalizzata su di essa, ma che amplifica fino a percepirla come un grave problema.
Meccanismo 2: Lo Stile Attributivo di Malattia
Possiamo tendere ad attribuire i segnali che il corpo ci manda a una problematica organica, sottostimando il contributo di fattori emotivi o esterni quali:
- Aver dormito poco
- Aver mangiato molto o male
- Aver avuto una giornata stressante
- Aver ricevuto brutte notizie
- Aver litigato con una persona cara
Lo stile attributivo di malattia è la tendenza automatica a spiegare il disagio fisico attraverso una lente medica piuttosto che psicologica o contestuale.
Meccanismo 3: L'Illusione di Controllo
Finire così a rappresentarci una condizione di malattia rispetto alla quale, inconsapevolmente, esercitiamo più controllo di quanto non pensiamo.
Paradossalmente, credere di avere una malattia medica può dare un senso illusorio di controllo: se è un disturbo fisico, può essere curato; c'è una causa, una diagnosi, un trattamento. L'incertezza psicologica è molto più difficile da tollerare.
Le Radici Profonde: Dinamiche Psicologiche e Sensi di Colpa Inconsci
A un livello più profondo, sono svariate le dinamiche che possono costituire la componente psicologica di sintomi fisici che non trovano una spiegazione medica. Qui è dove entra in gioco la Control-Mastery Theory e la comprensione dei sensi di colpa inconsci.
La Colpa della Separazione
Ad esempio, separarci da una persona cara che temiamo soffrirebbe molto la nostra lontananza, o di cui sentiamo di doverci occupare affinché il suo benessere venga mantenuto o il suo malessere lenito, può portarci a sviluppare un disturbo fisico che esprime il senso di colpa che, consciamente o meno, proviamo.
In alcuni casi, questo malessere può costituire un'identificazione con la persona verso cui ci sentiamo in colpa e assumere caratteristiche simili, o che ci fanno pensare, a quelle del disturbo medico di cui questa persona soffre.
Una figlia potrebbe sviluppare sintomi simili a quelli della madre malata come modo inconscio di "rimanere vicina" a lei o di "dividere il peso" della sofferenza.
La Colpa del Successo
In maniera analoga, preoccupazioni ipocondriache e/o malesseri fisici possono svilupparsi quando realizziamo o ci apprestiamo a realizzare i nostri desideri a fronte del timore, consapevole o meno, di umiliare, ferire o perdere una persona a cui teniamo se abbiamo più successo di lei.
Questa è una forma di lealtà inconscia: "Se io ho successo mentre tu rimani indietro, tradisco la nostra relazione." Il sintomo fisico diventa un modo di "rimanere piccoli" e uguali agli altri.
Il Caso di A.: Una Storia di Rabbia Repressa e Guarigione
Ritorniamo al caso di A., la paziente che abbiamo descritto all'inizio.
La Credenza Patogena Fondamentale
A. tendeva a reprimere la rabbia a causa della credenza patogena inconscia secondo cui manifestare le proprie emozioni all'interno di una relazione avrebbe appesantito l'altro fino a farlo allontanare.
L'Origine Traumatica
Questa credenza si era sviluppata durante l'infanzia come tentativo di adattarsi ad esperienze per lei molto dolorose:
- Il padre aveva abbandonato lei e la madre poco dopo la sua nascita
- Lei non si era mai sentita vista e accolta dalla madre
- Aveva sviluppato l'idea che i suoi "capricci" e i suoi bisogni avrebbero pesato troppo su una figura materna impulsiva e depressa, fragile e fin troppo appesantita dai tanti problemi di salute
La Manifestazione Sintomatica
Pertanto, A. non poteva nemmeno immaginare sé stessa come una donna arrabbiata, perché ciò avrebbe provocato in lei un forte senso di colpa legato all'idea di poter ferire le persone che amava.
Così ogni volta che si arrabbiava:
- Non ne era consapevole
- Le sensazioni fisiche derivate da quello stato emotivo venivano costantemente lette come un segno di malesseri fisici
- Forti mal di pancia che dovevano avere un qualche significato medico
- Assolutamente non potevano essere ascrivibili al comportamento frustrante delle persone a cui era legata
La Guarigione attraverso la Consapevolezza
Nel corso della terapia, A. gradualmente:
- Iniziò a riconoscere la rabbia che provava
- Comprese da dove veniva la credenza che la rabbia fosse "pericolosa"
- Iniziò a esprimerla in modo assertivo nel rapporto
- I sintomi gastrointestinali scomparvero "magicamente" una volta che il corpo non doveva più comunicare ciò che la mente non poteva dire
Questa è la guarigione vera: non la soppressione del sintomo, ma l'ascolto del messaggio.
Il Grido del Corpo: Quando la Sofferenza Fisica È Sofferenza Emotiva
La sofferenza fisica può a volte essere espressione di emozioni o di sensi di colpa di cui non siamo consapevoli. È il corpo che urla in modo l'unico linguaggio rimasto disponibile quando tutte le altre vie di espressione sono state chiuse dalla repressione psicologica.
Ascoltare Invece di Zittire
In questi casi, rivolgersi a uno psicologo può aiutarci a:
- Comprendere quale "grido" il nostro corpo sta urlando
- Identificare le emozioni nascoste dietro ai sintomi
- Riconoscere i sensi di colpa inconsci che mantengono le emozioni represse
- Facilitarci nell'urlare quei bisogni, desideri ed emozioni che abbiamo troppo a lungo soffocato
- Permettere al corpo di guarire quando finalmente la mente ascolta e comprende
Il Messaggio Conclusivo
Non ignorate i messaggi del vostro corpo. Non zittiteli con farmaci quando il vero problema è emotivo. Non continuate a cercare diagnosi mediche che non verranno mai trovate quando la diagnosi vera è psicologica.
Il vostro corpo vi ama abbastanza da urlare quando nessuno sta ascoltando. La domanda è: siete voi pronti a sentire finalmente ciò che cerca di dirvi?
Se soffrite di sintomi fisici senza spiegazione medica, contattate i nostri specialisti. Spesso la vera guarigione inizia quando ascoltiamo finalmente il linguaggio nascosto del nostro corpo.
